“Scoprire” gli archivi

di Pina Santamaria
V ASS, IISS “Modugno-De Lilla”

È un lunedì di fine gennaio, la giornata è uggiosa e minaccia pioggia. Per la mia classe, la 5 A SS dell’Istituto professionale De Lilla, oggi inizia un progetto di Storia che ci porterà alla scoperta dell’Archivio della Fondazione “Giuseppe Di Vagno”. Non ho mai frequentato archivi e mi immagino che un archivio sia un luogo “buio”, desolato, odoroso di polvere e vecchiume. E invece no. Varchiamo la soglia e ad accoglierci troviamo giornali, manifesti, vecchi dischi, lettere, cartoline, che penzolano dal soffitto appesi a sottili fili colorati, come foglie ai rami di un’immaginaria foresta. Per terra, al centro della stanza, ci sono alcune foto in bianco e nero. Riportano una scena terribile: i corpi di quattro uomini ed una donna appesi per i piedi alla pensilina di un distributore di benzina, davanti alla folla e poi gli stessi corpi, distesi per terra, ricoperti di sangue.

La Storia mi piomba addosso e mi colpisce con la violenza di uno schiaffo, ho la sensazione di entrarci dentro, la vedo comporsi tra le mie mani e prendere vita davanti ai miei occhi.

È strano come la Storia, quando la leggiamo sui libri di testo, ci sembri così lontana nello spazio e nel tempo, una cosa morta, semplicemente una materia scolastica noiosa che “bisogna” studiare, senza comprenderla e amarla davvero. Invece qui ed ora, tra queste foto, questi faldoni e queste raccolte di documenti, tra queste cartoline e lettere scritte con una grafia “antica”, a volte incerta e sgrammaticata,

la Storia prende vita, ci coinvolge e ci riempie di curiosità, di dubbi e di domande a cui dare risposta.

E scopro un’altra cosa importante: che la Storia, con tutto il suo carico di traguardi e fallimenti, vittorie e sconfitte non si è fatta solo lontano da noi, ma si è fatta anche qui, a Conversano, e che il nostro territorio ha avuto il suo ruolo e ha tanto da raccontare, basta aver voglia di chiedere e ascoltare. Devo tanto a questo progetto, perché ha fatto sì che io tornassi a casa, dopo gli incontri, con la voglia di conoscere il mio passato, ha fatto crescere il mio interesse anche nei confronti della storia della mia famiglia. Ho cominciato a guardare i miei nonni con occhi diversi, a considerare anche loro come “fonti storiche”, a cui chiedere di raccontare.

TORNA SU